AIHC: Health Coaching all’interno del Simposio Gisea 2022
Il presidente Francesco di Coste ed il coordinatore del Comitato Scientifico AIHC, Rosario Gagliardi, hanno condotto un seminario interattivo di Health Coaching e Medicina Comunicazionale dal titolo: ‘Il farmaco – da prodotto a processo: il ruolo fondamentale dell’Health Coaching’.
A Trani, dall’11 al 13 maggio 2022, si è svolta la dodicesima edizione del Simposio Internazionale GISEA (Gruppo di studio per l’Early Artritis) sul tema: ‘Ricerca e studio su nuovi modelli terapeutici, dai farmaci agli strumenti terapeutici non farmacologici’.
Il tema del Simposio, quindi, mette l’accento sulla rivalutazione del processo di cura che non è più basato soltanto sulla terapia con i farmaci ma prevede l’integrazione di strumenti terapeutici che possano aiutare il paziente, essere unico ed irripetibile, ad affrontare le difficoltà del suo stato di salute.
In apertura del convegno, all’interno della sessione monotematica ‘Una finestra aperta sul futuro’, sono intervenuti Francesco di Coste e Rosario Gagliardi, rispettivamente Presidente e Responsabile del comitato scientifico AIHC, con un seminario di Health Coaching e Medicina Comunicazionale dal titolo: ‘Il farmaco – da prodotto a processo.
L’intervento dei rappresentanti l’Associazione Italiana Health Coaching ha fatto comprendere ai partecipanti il ruolo fondamentale dell’Health Coach sia nell’aiutare il paziente singolo a reperire in se stesso ed a mettere a frutto le sue risorse nel percorso di cura, sia nel supportare l’equipe medico-assistenziale mediante strumenti e tecniche capaci di valorizzare il rapporto medico-paziente.
Gli Health Coach hanno svolto la loro facilitazione in linea di coerenza con la lecture del Prof. Fabrizio Benedetti, professore di fisiologia e neuroscienze presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Torino, ricercatore molto noto per le sue pubblicazioni sugli effetti placebo e nocebo.
Nel suo intervento che titolava: ‘Parole e farmaci, stesso meccanismo d’azione’, il Prof. Benedetti, prendendo spunto dal suo libro ‘La speranza è un farmaco’, ha relazionato sull’importanza dell’uso delle suggestioni verbali positive che divengono parte integrante della buona pratica medica.
Nel libro sopra citato, il Prof. Benedetti scrive:
“Tutti noi speriamo in qualcosa. Ma il malato spera più di ogni altro. E sono le parole il mezzo più importante per infondere speranza: parole empatiche, di conforto, fiducia, motivazione. Oggi la scienza ci dice che le parole sono delle potenti frecce che colpiscono precisi bersagli nel cervello, e questi bersagli sono gli stessi dei farmaci che la medicina usa nella routine clinica. Le parole innescano gli stessi meccanismi dei farmaci, e in questo modo si trasformano da suoni e simboli astratti in vere e proprie armi che modificano il cervello e il corpo di chi soffre. È questo il concetto chiave che sta emergendo, e recenti scoperte lo dimostrano: le parole attivano le stesse vie biochimiche di farmaci come la morfina e l’aspirina”.
Nel loro intervento, Francesco di Coste e Rosario Gagliardi hanno esposto e dimostrato cosa succede quando si pongono domande di Coaching nella relazione di aiuto, quando si alimenta l’empowerment nei gruppi di pazienti secondo la prospettiva dell’Health Coaching.
Attraverso esercizi di ‘medical education’ hanno portato l’esperienza diretta del lavorare con i paradigmi personali e con quelli dei pazienti, con l’obiettivo di favorire uno stato di presenza straordinario nella relazione di cura facilitandone i relativi processi, fornendo ai medici, agli infermieri ed ai pazienti gli strumenti utili per un coinvolgimento consapevole, attivo e funzionale nei loro percorsi di benessere e cura.
Chiediamo a Francesco di Coste, di illustrarci più approfonditamente l’importanza di questo intervento per AIHC di cui è Presidente:
“L’Associazione Italiana di Health Coaching, da anni opera per rendere visibili e concrete le pratiche professionali che possono aiutare da una parte la classe medica e dall’altra i pazienti a migliorare i percorsi di cura. In che modo? Fondamentalmente attraverso la relazione medico-paziente improntata a garantire una forte Alleanza diagnostico-terapeutica tra prestatore di cure e assistenza clinica e il paziente.
Il fatto di essere sempre più spesso invitati come coach in convegni medici e in sessioni educazionali ci testimonia che siamo sulla buona strada e ci incoraggia a proseguire nel nostro impegno”.
Visto che per molti componenti dell’uditorio questo argomento era pressoché sconosciuto, quale è stato il riscontro ottenuto dai partecipanti al workshop che ha realizzato:
“I medici, così come gli infermieri, sono molto attenti ai contributi che provengono da pratiche e discipline che possono rendere la loro esperienza professionale più appagante e meno logorante. L’health coaching amplia infatti la capacità di modulare la relazione con i propri pazienti e assistiti, e mette gli operatori sanitari al riparo da esaurimento emotivo e depersonalizzazione, che sono sintomi premonitori del burn-out.
A parte questa considerazione, gli specialisti medici presenti hanno interagito con vivo interesse durante gli esercizi che aumentano la loro consapevolezza in termini di empatia e di assertività.
In effetti, si tratta di metodiche e applicazioni completamente nuove per la maggior parte di loro e, pertanto, si sono resi conto delle potenzialità che l’health coaching offre ai fini dell’ aumento della loro consapevolezza professionale, del miglioramento della relazione di cura, dell’ adesione terapeutica da parte dei pazienti e, non per ultimo, della possibilità di migliorare la qualità della vita delle persone, ogni volta che riescono a coinvolgerle responsabilmente nella gestione della loro condizione di salute”.
All’interno delle varie metodologie di Health Coaching qual è il valore delle parole nel miglioramento del processo di cura?
“La voce è il nostro biglietto da visita. Sono le nostre corde vocali che concorrono a trasformare l’aria dai nostri polmoni in suono e, attraverso la sonorità della voce, diveniamo capaci di trasmettere non solo informazioni ed emozioni, ma anche di disvelarci come professionisti dell’ascolto, del supporto e della cura, oltre che come persone che riescono ad aiutare gli altri nel promuovere cambiamenti, per esempio adottando stili di vita salutari. Non è un caso che all’inizio… ‘c’era il Verbo’ cioè la Parola”.
A Rosario Gagliardi, Coordinatore del Comitato Scientifico AIHC, chiediamo: oggi la medicina è giunta a livelli altissimi sia come farmaci sia come tecnologia, come possono integrarsi nella cura gli strumenti terapeutici non farmacologici, soprattutto nei casi dei pazienti che non rispondono alla terapia?
“Il farmaco non può farcela da solo, soprattutto se l’obiettivo resta quello di curare con efficacia, sempre di più, il maggior numero possibile di persone con malattie croniche degenerative, migliorando il decorso e puntando alla remissione della malattia. La Medicina di Precisione, il Treat to Target, il Tigth Control, la Telemedicina, l’I.A, sono certamente strumenti in grado di migliorare notevolmente il processo di cura. Oltre a questi bisogna mettere al primo posto la relazione di fiducia che si realizza tra medico e paziente, presupposto fondamentale per un’alleanza sia diagnostica che terapeutica. Bisogna partire dalla percezione. Spesso il medico, forte delle sue conoscenze e delle sue convinzioni, una volta inquadrata una malattia, si focalizza su di essa ed elabora una precisa percezione che non sempre corrisponde a quella del paziente. Per il medico si tratta essenzialmente di alterazioni fisiopatologiche, coinvolgimento di organi e apparati, sintomi e alterazioni di parametri funzionali, con disfunzione degli equilibri chimico-fisici e metabolici. D’altronde è così che riesce a diagnosticare le diverse patologie, partendo proprio da questi elementi. Per il paziente è molto diversa la percezione della malattia. Viene vissuta come un evento inatteso, che rompe la quotidianità, si fa fatica a dare un senso. Non solo sofferenza fisica, ma trasformazione del corpo, stravolgimento delle abitudini, delle priorità, degli affetti. Abbandono o distacco degli amici, parenti, stravolgimento della vita e dell’identità. Si realizza una rottura biografica, una vera frattura della trama esistenziale. Una comprensione della percezione della malattia di un paziente è necessaria per aiutare nella diagnosi”.
Secondo la sua grande esperienza, essendo anche Coordinatore del GMC (Gruppo di Studio Medicina Comunicazionale-GISEA), come pensa che i medici possano mettere a frutto, nella loro pratica clinica quotidiana, ciò che hanno scoperto sull’Health Coaching?
“Le pratiche di Health Coaching possono contribuire a cambiare il mindset della cura. L’utilizzo di tecniche di coaching, possono favorire lo sviluppo di potenziali che ogni persona possiede, quindi, nelle persone con malattie croniche si può intervenire aumentando la consapevolezza della patologia e migliorando la capacità di gestione della terapia. Il paziente può scoprire un nuovo modo di superare i disagi, cambiando alcuni aspetti cognitivi e comportamentali e scoprendo i limiti come opportunità. Vivere la malattia come un’esperienza che fa scoprire le abilità, la determinazione e la forza di cui può essere capace un essere umano”.
Questo Simposio Internazionale di GISEA è stato organizzato da Formedica di cui Lei è General Manager e ci può sicuramente affermare che, presenti più di 25 personalità internazionali, 5 Sessioni ECM, 10+ Lectures non ECM, Tavole Rotonde, Corsi Monotematici e vista la grande adesione di partecipanti, sia stato un evento di successo, molto importante per fare il punto della situazione in Reumatologia. Pensa che anche nelle prossime edizioni del Simposio Internazionale possano essere inclusi interventi atti a far conoscere ed apprezzare il ruolo dell’Health Coaching?
“Certamente sì. Spero di poter coinvolgere, oltre a professionisti dell’Health Coaching, delle figure mediche che nel frattempo abbiano acquisito competenze da affiancare a quelle mediche, per trasformare l’atto terapeutico da Drug Centred a Patient Centred”.
Ringraziamo sentitamente Francesco di Coste e Rosario Gagliardi per la loro opera di divulgazione dell’importanza dell’Health Coaching e di AIHC e per la disponibilità con cui hanno concesso queste interviste nonostante i loro tanti impegni.
Restiamo convinti che un plauso vada a chi, come Loro, operano costantemente ed alacremente affinché la nostra Associazione possa crescere ottenendo sempre più validi risultati e splendidi riconoscimenti.
Nicoletta Viali – Ufficio Stampa AIHC